Dipendenza affettiva
La dipendenza affettiva non ha niente a che fare con l’amore sano e con l’autenticità. L’amore per se stessi è la condizione necessaria e fondamentale per poter amare l’altro e quando manca questo presupposto diventa difficile e azzarderei quasi impossibile costruire relazioni sane. Negare se stessi per dare spazio all’altro, diventa una gabbia dorata dalla quale la sensazione di non riuscire a scappare diventa giorno dopo giorno sempre più invalidante. Vivere in una condizione di dipendenza conduce l’individuo a vedere l’altro come unica ragione di vita e fonte di felicità. Pur di mantenerlo legato a sé e non rischiare di perderlo, si finisce con il perdere se stessi in modo lento e disastroso. La relazione con l’altro diventa il mezzo per rassicurarsi rispetto al proprio “meritare amore”. E’ estremamente faticoso riconoscere di avere un tipo di legame del genere e ci si spaventa al solo pensiero di poter interrompere la relazione o essere lasciati. “Vorrei, ma non ci riesco”, “vorrei, ma è più forte di me”, “senza di lui/lei non posso vivere”, sono le frasi che vengono ripetute più spesso. Regna l’autoconvinzione che senza l’altro, nulla avrebbe senso.
Nel rapporto di dipendenza si possono distinguere tre fasi.
La prima fase: nella fase iniziale della relazione l’individuo sente un desiderio intenso di stare con l’amato. Sempre e ovunque. Non esiste niente che possa soddisfarlo di più rispetto ad un tempo trascorso con l’altro. Da subito si è tormentati dal pensiero di non piacergli abbastanza, di non essere abbastanza. Da qui la rinuncia ai propri spazi, alle proprie passioni, alle amicizie. L’intera giornata si tramuta in una ricerca spasmodica di un segnale d’amore da parte dell’altro.Tutto diventa attesa e rinuncia e questo sembra essere l’unico modo per fargli comprendere la grandezza del proprio “amore”.
La seconda fase: in questa fase prevale l’angoscia del non essere corrisposti e il terrore di non meritare amore. La paura vissuta dal dipendente affettivo è molto più intensa e struggente che in un innamorato comune. Si pensa e si sente emotivamente che basta “sopportare ancora un po’, un po’ di più” affinché le cose possano migliorare, essere più pazienti, amare e sottomettersi ancora di più all’altro nei suoi bisogni e nelle sue richieste, fino a perdersi di vista completamente. La paura dell’abbandono, l’idea di non poter più vivere da soli, il senso di colpa, il timore di perderlo alimentano un legame ossessivo che paralizza nelle azioni e impedisce qualunque decisione, aumentando inevitabilmente la sofferenza, l’angoscia e soprattutto il sentirsi bloccati emotivamente.
La terza fase: è quella più patologica. Pervaso dall’angoscia relativa alla possibilità di essere rifiutato, l’individuo reagisce con rabbia, frustrazione e disperazione. Ci si attacca ai “momenti belli”, “ai bei ricordi” e ai “prima non era così”, entrando in una dannosa confusione emotiva. Il precedente isolamento familiare e sociale rende ancor più difficile poter esprimere la propria difficoltà nel voler emergere da una situazione che ci ha fagocitati.
Ricorda…ogni gabbia dorata ha le sue chiavi!
Ci hanno fatto credere che l’amore, quello vero, si trova una volta sola, e in generale prima dei trent’anni. Non ci hanno detto che l’amore non è azionato in qualche maniera e nemmeno arriva ad un’ora precisa.
Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di un’arancia, che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà. Non ci hanno detto che nasciamo interi, che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità di completare quello che ci manca: si cresce con noi stessi. Se siamo in buona compagnia, è semplicemente più gradevole.
Ci hanno fatto credere in una formula chiamata “due in uno”: due persone che pensano uguale, agiscono uguale, che solamente questo poteva funzionare. Non ci hanno detto che questo ha un nome: annullamento. Che solamente essere individui con propria personalità ci permette di avere un rapporto sano.
Ci hanno fatto credere che il matrimonio è d’obbligo e che i desideri fuori tempo devono essere repressi.
Ci hanno fatto credere che i belli e magri sono quelli più amati, che quelli che fanno poco sesso sono all’antica, e quelli che invece ne fanno troppo non sono affidabili, e che ci sarà sempre un scarpa vecchia per un piede storto! Solo non ci hanno detto che esistono molte più menti “storte” che piedi.
Ci hanno fatto credere che esiste un’unica formula per la felicità, la stessa per tutti, e quelli che cercano di svincolarsene sono condannati all’emarginazione. Non ci hanno detto che queste formule non funzionano, frustrano le persone, sono alienanti, e che ci sono altre alternative.
Ah, non ci hanno nemmeno detto che nessuno mai ci dirà tutto ciò.
Ognuno di noi lo scoprirà da sè. E così, quando sarai molto innamorato di te stesso, potrai essere altrettanto felice, e potrai amare qualcuno.
Jhon Lennon